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Dopo aver letto i due volumi de Il libro dei Sogni di Fellini come una sorta di romanzo, avvincente e affascinante nello stesso tempo, con delicatezza li abbiamo commentati, per provare a renderli un po' più comprensibili. Lo avevamo fatto per il suo Volume Primo: 1960-1968, e ora abbiamo continuato il nostro lavoro con il commento al suo Volume Secondo: 1973-1990. Il diario onirico di Fellini è un documento di inestimabile valore per la quantità di sogni che il Maestro ha avuto la costanza di trascrivere, commentare e rappresentare graficamente per tanti anni, in maniera dettagliata e artistica nello stesso tempo. Impegno e intuizione sorprendenti lo hanno condotto a scrivere ipotesi sempre molto precise e attendibili sul significato dei suoi sogni, sui "consigli" che per loro tramite stava man mano ricevendo, naturalmente legati alla vita diurna. Possiamo ipotizzare che questa ricerca assidua e commovente abbia contribuito alle decisioni fondamentali della sua vita, sia professionali che sentimentali, umane in senso lato, aiutandolo a scoprire chi fosse veramente, per utilizzare i suoi talenti geniali al meglio delle potenzialità e per riuscire a sopravvivere nei momenti particolarmente difficili che a volte ha vissuto, come tutti. Il Libro dei Sogni era per lui una sorta di amico fidato al quale si dedicava ogni volta che ne aveva la possibilità e che custodiva gelosamente, rendendosi conto che mostrarlo avrebbe voluto dire svelarsi nella profondità ed intimità del suo animo. Sappiamo che Fellini cominciò a trascrivere i sogni dopo aver conosciuto Ernest Bernhard, il grande psicoanalista allievo di Carl Gustav Jung, e che la loro influenza è come un'aura che ammanta tutto il lavoro del grande Maestro del Cinema. Insomma è un vero e proprio "lavoro notturno", come lo definiva lui stesso. Ciò rende Il Libro Dei Sogni un testo unico ed irripetibile, e nello stesso tempo fonte di riflessioni importantissime sul senso della vita e sui misteri che ci circondano.